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“Mi sento gonfia come un palloncino”: quante volte abbiamo pronunciato questa frase? Un problema quotidiano, quello del gonfiore addominale, che colpisce almeno il 20% della popolazione italiana, circa 12 milioni di persone, arrivando a comprometterne la qualità di vita, non solo per l’evidente problema estetico, ma soprattutto per il fastidio e il dolore che può determinare. Recentemente, e per la prima volta, una dieta specifica contro il problema è stata sottoposta a uno studio scientifico per valutare gli effetti di alcuni alimenti sull’organismo delle persone che soffrono di disturbi funzionali dell’intestino e di colon irritabile.
Lo studio, tutto italiano e presentato alla Digestive Disease Week di Washington e all’EXPO 2015 di Milano, ha dimostrato come una dieta personalizzata permetta dei miglioramenti sulla salute complessiva dei pazienti che soffrono di pancia gonfia se si evitano determinati alimenti FODMAP, cioè ad alta capacità fermentativa. “Le nuove conoscenze scientifiche ci permettono di lasciarsi alle spalle il detto ‘noi siamo quello che mangiamo’, oramai superato, per fare posto a un nuovo concetto: noi siamo il cibo che assorbiamo” spiega il professor Enrico Stefano Corazziari. “La fermentazione dei cibi, in certe persone predisposte, può determinare un accumulo di gas che, insieme a un concomitante maggior afflusso di acqua, causano una distensione del lume intestinale. Questo, complice l’ipersensibilità che caratterizza tali soggetti, causa distensione e dolore addominale”. Se attraverso una dieta mirata si limita l’assunzione di queste sostanze non del tutto assorbite, migliorano in media i sintomi e la qualità di vita.

Perché la pancia si gonfia?

“Chi ha un ritmo di vita frenetico o iperattivo, come richiesto dalla società moderna – spiega il professor Corazziari – spesso è costretto a consumare pasti non sempre salutari, mangiando in fretta e soprattutto mangiando ‘quello che capita’ ed è più soggetto a forme di stress fisico e psicologico, che può generare una scorretta funzionalità dell’intestino. Le sostanze che vengono assunte attraverso gli alimenti, infatti, per diverse ragioni non sempre e non tutte vengono digerite e assorbite correttamente a livello intestinale. Per questo, quelle che rimangono all’interno dell’intestino entrano in contatto con la flora batterica, la quale si nutre delle sostanze che non vengono assorbite e utilizzate dall’organismo. I batteri presenti nell’intestino, dunque, si nutrono di queste sostanze e le fermentano. La fermentazione ha come prodotto finale la produzione di alcuni gas, come idrogeno e metano, che poi vengono automaticamente espulsi”. Uno dei sintomi principali della produzione di questi gas è il dolore addominale, che si aggiunge al gonfiore. “La risposta a uno stimolo, che può essere per esempio una minima fermentazione, da parte della flora batterica, di una sostanza non digerita (zuccheri o carboidrati complessi non del tutto assorbibili) – spiega il professor Corazziari – basta per scatenare una serie di risposte dolorose sproporzionate rispetto allo stimolo e un’alterazione della funzionalità dell’intestino che può avere come conseguenza diarrea o stipsi o entrambi a giorni alterni e anche una percezione notevole di gonfiore. La caratteristica del dolore addominale è che aumenta in particolare dopo i pasti e regredisce dopo l’evacuazione”.

Fonte: www.piusanipiubelli.it