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Giovedì 25 febbraio sarà un giorno importantissimo per il mondo dell’olio europeo. Al Parlamento infatti, arriva la proposta di accordo firmata da Federica Mogherini che consentirebbe alla Tunisia di esportare nel 2016 e nel 2017, 70 mila tonnellate in più complessive in aggiunta alle 56 mila già previste dall’accordo Europa-Tunisia senza pagare i dazi doganali.

“Circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali. La proposta odierna è un segnale forte della solidarietà dell’Unione europea con la Tunisia, e fa seguito all’impegno che ho assunto lo scorso luglio nei confronti del primo ministro Essid e del ministro degli Affari esteri Baccouche. In questo periodo difficile la Tunisia può contare sul sostegno dell’UE”, aveva detto la Mogherini.

A due giorni da voto, però, arriva la replica dell’onorevole Michela Giuffrida, del Partito socialista europeo e componente della commissione agricoltura del Parlamento europeo. “Giovedì mattina io voterò “no” – dice la Giuffrida -. Condivido assolutamente lo spirito di solidarietà nei confronti della Tunisia, ma non condivido il modo in cui si vuole risarcire la Tunisia stessa”.

Infatti, la proposta della Mogherini, viene fuori a seguito degli attacchi terroristici che hanno praticamente azzerato il turismo in Tunisia, mettendo l’intera economia in ginocchio. Sin da subito la proposta aveva scatenato qualche perplessità. Paolo De Castro presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo aveva chiesto di votare un emendamento per diminuire la quantità di olio da autorizzare ad entrare in Europa senza il pagamento dei dazi. Un tentativo caduto nel vuoto. Tentativo fallito anche presso la commissione Inta, che si occupa del commercio internazionale nei paesi dell’Unione europea. A questo punto si va in aula e si voterà.

I 751 deputati saranno chiamati a dire “si” o “no” alla proposta della Mogherini. A non essere convinti sono i deputati di Italia, Spagna e Grecia che nutrono perplessità. Ma la Giuffrida ha le idee chiare: “Doveva necessariamente trovarsi un’altra soluzione per risarcire Tunisia – dice -, anche perché non sono nemmeno stati fatti studi sul mercato dell’impatto che avrà l’arrivo di tutto questo olio tunisino. L’immissione di olio extra Ue potrebbe, come dicono alcuni, agevolare i grossi produttori di olio italiano che così avrebbero quantità ulteriori olio di ottima qualità, per carità, ma a basso prezzo da includere nella loro produzione. E anche le associazioni di tutela dell’olio tunisino hanno fatto sapere che questo provvedimento servirà a ben poco per risollevare l’economia tunisina. Era meglio puntare sul turismo”.

Lo stesso ministro Maurizio Martina, solo otto giorni fa, ha detto che questo provvedimento era inopportuno e invitava la commissione europea a rivedere l’accordo. Ora, però, non c’è più tempo e l’olio tunisino “invaderà” l’Unione europea.
“Di certo l’accordo sarà votato – dice la Giuffrida – perché prevarrà lo spirito di solidarietà nei confronti della Tunisia. Noi, però, adesso dobbiamo dire le cose come stanno. Siamo il primo paese produttore di olio al mondo, ma anche quello che ne consuma di più. Ne produciamo 300 mila tonnellate in media, ne consumiamo il doppio, 600 mila tonnellate. Non dobbiamo dare informazione distorta e dire che questo provvedimento annienterà olivicoltura italiana, c’è però preoccupazione perché questo accordo rischia di creare un precedente importante per altri prodotti tipici del Made in Italy che rischiano di veder vanificate la loro presenza in un circuito di eccellenza in pochissimo tempo”.

La Giuffrida, per questo, chiede di vigilare sulla produzione, per evitare il rischio di frodi, e di continuare a percorrere la strada della qualità, “non solo aumentando il controllo all’interno dei nostri confini nazionali –dice la Giuffrida -, ma dimostrando all’Europa che siamo una forza che non può rimanere inascoltata”.